Da “Il Gazzettino” del 27/03/2000
A proposito del Super-Viagra, notizia cui faceva cenno giovedì scorso l’articolo a firma della dottoressa Daniela Boresi, giornalista responsabile della pagina della Salute del Gazzettino, e per il quale sono stato anch’io intervistato, vorrei fare qualche ulteriore riflessione.
Intanto attendiamo fiduciosi l’esito delle sperimentazioni, che sono a buon punto. Io sono rimasto in contatto con l’Università di Pisa e di Firenze, dove mi sono perfezionato rispettivamente in Sessuologia ed in Andrologia, e dove si sta sperimentando appunto il cosiddetto “Super-Viagra”: ne darà perciò tempestivamente notizia da questa Rubrica settimanale.
Per intanto qualche riflessione, credo utile sotto vari profili, non ultimi quelli etici.
Personalmente non considero nulla di male e nulla di aberrante sul concetto che la Medicina debba non solo curare le malattie vere e proprie (suo compito primario), ma anche migliorare la “qualità della vita” degli individui.
Dal lato sessuologico, una prestazione sessuale scadente, sufficiente appena per procreare, ma priva di slancio, di ardore, di sufficiente durata, non può essere fonte di soddisfazione per entrambi i partner.
Certo un tempo, quando la donna era timorosa di far peccato se ricercava il piacere dall’atto sessuale, con pregiudizi tipo “…non lo fo’ per amor mio, …ma per dare un figlio a Dio…”; e quando sempre la donna temeva di poter fare magari il dodicesimo o il quindicesimo figlio con un atto sessuale, dato che non c’era la pillola anticoncezionale e l’aborto era illegale e quando avveniva, di nascosto, era fatto in condizioni igieniche malsane ed in condizioni psicologiche da omicidio premeditato; certo, a quel tempo, ed anche oggi in certi contesti culturali e sociali, non c’era per essa, donna, la ricerca del piacere sessuale e tantomeno dell’orgasmo, più o meno simultaneo.
Ma oggi, pur a volte con una certa esagerazione ed esasperazione in senso opposto, la donna esige o perlomeno si aspetta la sua gratificazione da un rapporto sessuale.
Ma ecco che oggi si presentano alcuni problemi: vuoi per i motivi psicologici-sociali detti sopra, e durati per secoli e secoli, vuoi per una diversa fisiologia della donna rispetto all’uomo, succede che si evidenzia, ad esempio, molto frequentemente, una sfasatura dei tempi; nel senso che, mentre mediamente la donna impiega 10-15 minuti per poter raggiungere l’orgasmo, l’uomo ne impiega 2-3. Ed allora i mugugni, i raffreddamenti fino agli allontanamenti, perlomeno sessuali, di entrambi i partner. La donna rileva – magari senza esternarlo – che il suo uomo a letto vale poco o niente; e l’uomo esterna- o anch’egli magari lo pensa senza dirlo – un giudizio di frigidità sulla sua donna.
Ed allora appare evidente che ogni presidio terapeutico (psicoterapico o farmacologico che sia), purchè serio, prescritto da un medico esperto, preparato ed aggiornato sugli aspetti fisiologici, psicologici o patologici della sessualità maschile e femminile, debba essere preso in seria considerazione; ma sempre con il rispetto dovuto ad un presidio terapeutico, ad un farmaco. Come per ogni farmaco, sarà da considerare la “necessità” di darlo (e valuterà il medico se questa esiste) e la “possibilità” di darlo, valutando le eventuali controindicazioni. Per quanto riguarda i farmaci sessuali moderni, sia le prostaglandine, sia il Sildenafil (Viagra), si sono dimostrati ottimi farmaci, sempre con i limiti sopraddetti. Speriamo proprio che anche questo cosiddetto “SuperViagra”, che chimicamente è un inibitore dell’enzima fosfodiesterasi-5, abbia le carte in regola.