Bisessualità
Da “Il Gazzettino” del 01/10/2001
Tramite Il Gazzettino mi telefona una ragazza di
“trent’anni, laureata, lavoro, ho il fidanzato, vorremmo sposarci a breve, io desidero fare una famiglia regolare con figli, ma… temo di essere bisessuale e ciò mi spaventa”.
Le chiedo, per quanto si può fare per telefono, del perché crede di essere bisessuale, ma lei mi ribadisce che non “crede” di essere, ma “teme” di essere. Perché, mi dice,
“guardo le ragazze, come sono vestite, come si muovono, e poi il pensiero mi va su come sono fatte e su come faranno l’amore con i loro uomini…”.
Conclude dicendomi che le sono sempre piaciuti gli uomini, che non ha mai avuto pensieri, né tanto meno effusioni sessuali con le donne. La tranquillizzo, spero, assicurandole che non è bisessuale. Credo, invece, che soffra di una forma fobico-ossessiva a tematica sessuale, che comunque andrebbe indagata da un medico psicoterapeuta.
La bisessualità è un’altra cosa e ne ho già parlato in questa Rubrica.
Forse siamo tutti potenzialmente bisessuali, almeno secondo le teorie psicanalitiche. Dai tre ai cinque anni il bambino costruisce la sua identità sessuale soprattutto sul rapporto pulsionale erotico col genitore dell’altro sesso.
Se questo processo di identificazione avviene normalmente, il bambino si adegua al suo sesso biologico. Ma la parte di sessualità alla quale rinuncia rimane per sempre nell’inconscio e può affiorare nelle fantasie. Se invece il processo di identificazione non avviene normalmente o se il distacco dalla propria parte omosessuale è troppo doloroso, la bisessualità può venire agìta. E’ comunque anche vero che nei contesti troppo permissivi e promiscui tali comportamenti sessuali possono essere facilitati.