Repulsione sessuale, frigidità, anorgasmia
Da “Il Gazzettino” del 26/03/2001
Numerose le lettere, le telefonate, le pazienti in terapia per questi disturbi.
Tra questi il più frequente è l’anorgasmia, il meno frequente la vera e propria repulsione sessuale. Diciamo subito che quest’ultima è un disturbo psichico nevrotico, più che sessuologico. E’ una fobia specifica, che riguarda il sesso, ma spesso anche altri aspetti di personalità sono disturbati. Bisogna indagare sulle cause, bisogna istituire una psicoterapia il più spesso di tipo psicoanalitico, psicodinamico.
La frigidità è l’incapacità di provare piacere dalla sessualità. E’ un disturbo sessuologico, non molto frequente; può sussistere anche in una donna per altri aspetti “normale”. Occorre indagare anche sull’assetto ormonale oltre che, ovviamente, sugli aspetti psicologici. Occorre istituire una psicoterapia che può essere anche non psicoanalitica, ma di tipo “breve”, ad indirizzo soprattutto cognitivo-comportamentale. Possono essere tentati anche dei farmaci, specie se gli esami ormonali indicano degli squilibri.
L’anorgasmia, cioè l’incapacità di provare l’orgasmo, che è l’acme del piacere, la “scarica” di un eccitamento che va in crescendo e deve “esplodere” per poi placarsi, è il disturbo sessuologico più frequente, ma anche meno grave rispetto agli altri due. E’ un tipico disturbo sessuologico; si avvale di una psicoterapia sessuale, di tipo “breve”, e di alcuni esercizi sessuologici o “compiti” da fare da sola o in coppia; ha buone possibilità di essere curata positivamente.
“Fingere o non fingere l’orgasmo”?, è anche questa una frequente domanda da parte di chi soffre di anorgasmia. La mia risposta è, ovviamente, quella di curare tale problema che sempre disturba la vita di coppia e spesso la divide. In alcuni casi ho consigliato di fingere: sono i casi in cui la donna ha sempre finto con quel partner, ma ha deciso, da sola, di venire in terapia: in attesa dell’esito positivo può continuare a fingere ; oppure in quei casi in cui la donna è innamorata del suo partner e sa che lui vivrebbe l’anorgasmia di lei come una sua colpa, di non saperla cioè “far venire”; il che, detto per inciso, a volte è anche vero, ed allora, in tal caso, ovviamente, è necessario che la donna riesca a dire al suo uomo che ama, che le piacerebbero più lunghi ed intensi preliminari, ed una “durata” più lunga del rapporto sessuale.